L’VIII secolo d.C. vide fiorire in India una grandezza intellettuale senza precedenti. Mentre le dinastie del sud come i Pallava, i Chalukya e gli Ganga si disputavano il controllo dei territori, nel nord-est del subcontinente un evento straordinario stava trasformando la scena religiosa: il Concilio di Nālandā.
Nālandā, un piccolo villaggio vicino all’attuale Patna in Bihar, era già rinomato per il suo grande monastero buddhista fondato nel V secolo d.C. da Kumāra Gupta I. Nel corso dei secoli successivi, l’istituzione si trasformò in un immenso centro di apprendimento, attirando studiosi e praticanti da tutto il continente asiatico.
L’organizzazione del Concilio di Nālandā nel 780 d.C., sotto il regno della dinastia Pala, segnò un momento cruciale nella storia del buddhismo indiano. Questo evento non fu semplicemente una riunione di monaci e studiosi; fu un vero e proprio banco di prova per la tradizione Mahāyāna, che si confrontava con l’ascesa dell’induismo nelle terre della Gangetica.
Il Concilio si propose di risolvere alcune controversie dottrinali che avevano diviso il mondo buddhista. Tra questi dibattiti, uno dei più significativi riguardava il concetto di “Buddha-natura” (buddhatā) e la sua interpretazione in relazione alla via dell’illuminazione. La discussione coinvolse diverse scuole di pensiero, tra cui le sette Yogācāra e Madhyamaka, entrambe influenti nell’Oriente.
Il Concilio si svolse per diversi mesi, con una partecipazione massiccia di monaci provenienti da tutta l’India e dall’estero. I dibattiti erano accesi ma sempre condotti nel rispetto della tradizione buddhista. Alla fine, il Concilio arrivò a definire posizioni comuni su questioni cruciali, rafforzando così l’unità interna del buddhismo Mahāyāna.
Oltre a risolvere le controversie dottrinali, il Concilio di Nālandā ebbe un impatto significativo sulla vita intellettuale indiana. Il monastero divenne un centro di traduzione e diffusione dei testi buddhisti in diverse lingue come il sanscrito, il pali e persino il cinese. Questo contribuì a diffondere la filosofia buddhista in tutto l’Oriente, dalla Cina al Giappone.
L’eredità del Concilio di Nālandā: Un faro di conoscenza nel passato e un esempio per il futuro
Il Concilio di Nālandā rappresenta un momento fondamentale nella storia del buddhismo e dell’India stessa.
Ecco alcuni punti chiave da considerare:
- Unità e dibattito: Il Concilio dimostrò che il dialogo e la discussione aperta potevano contribuire a rafforzare l’unità all’interno di una tradizione complessa come il buddhismo Mahāyāna.
- Diffusione della conoscenza: La traduzione dei testi in diverse lingue fu un importante contributo alla diffusione della cultura indiana nel mondo antico.
- Esempio per il futuro: Il Concilio di Nālandā può essere visto come un esempio di come la tolleranza e il dialogo interreligioso possano contribuire a risolvere le controversie e promuovere una società più armoniosa.
La storia del Concilio di Nālandā ci insegna che la conoscenza e il dialogo sono strumenti potenti per superare le divisioni e costruire un futuro migliore.